in sospensione tra cielo e terra...

in sospensione tra cielo e terra...

martedì 27 dicembre 2016

In pieno stato di vertigine....

Giunge la notte approdo
di un giorno ormai consunto
stanco il corpo del rovello quotidiano
lascio riposare il capo
sulle placide maree
che lambirono Ulisse
La risacca bagna ombre che
avanzano

dalla mia raccolta " Di Luce ed Ombra" di prossima pubblicazione.

lunedì 19 dicembre 2016

E l'onda ricama fiori d'acqua / al sole neonato / che sorridendo s'abbevera / poi / con guizzo fulmineo/ si tuffa e giace /... flutto tra i flutti.

Annamaria Barreca

Foto dell'amico  Paolo Sesti

sabato 10 dicembre 2016


XIII

Illuminami
ma non “ d'immenso”
come scrisse il Poeta
Illuminami
con i tuoi giorni bui
e le tue cadute
Illuminami
con i sorrisi negati
e le parole asciutte
Illuminami
perché è questo che
ho trovato
Cerco una realtà
ormai fuori dal sogno
giacché la vita è
un bagliore freddo
accecante
ed io sono vecchia scorza

dalla mia raccolta " Poesia Liberata "

giovedì 8 dicembre 2016

Ripercorriamo il mio Escursus Letterario.....

Il mio percorso letterario “ ufficiale” e le varie pubblicazioni, sono datate 1990.
Il primo libro da me pubblicato s’intitola " Con Discrezione" , cinquantuno liriche che spaziano da quelle intimistiche a quelle aperte al sociale; la prefazione è stata curata dalla prof.ssa Carmelina Sicari, scrittrice, saggista e critico letterario. Ecco alcune liriche della raccolta...

Con Discrezione Ed. Nuovo Umanesimo - RC - 1990

Con discrezione
vivo la mia storia,
senza invadenza
paziente attendo.
Mi dispensi
briciole d'amore,
ritagli della tua vita.
Cosa dividiamo?
Qualche ora
rubata a caro prezzo,
me stessa...
Non posso lasciarmi morire,
m'allontano...
Con discrezione.

All'ombra dell'ulivo

All'ombra dell'ulivo
riposo.
Lo sguardo intorno a
colline brulle agavi
puntute profumi di
zagare...
Dimentico
quanto poco valga
la vita di un uomo
il sangue versato su
questa terra fatale.
Dimentico all'ombra
dell'ulivo.

I segreti del Castello

Oggi sono svelati
oggi che una ruspa
disattenta scava, lacera
e ancora lacera, scava.

Un’onda sotterranea
sottile vibrazione
crescente vibrazione…

Con furia dirompente
cadono le grandi pietre
che hanno visto il passato.

Par quasi d’udire
il nitrito dei cavalli
prima della battaglia.

Nell’armatura lucente
il cavaliere impavido
che tutto vinse…

Cadono le grandi pietre
con i cavalli scalpitanti
e il cavaliere impavido.

I segreti del Castello
oggi sono svelati
oggi che una ruspa disattenta
lacera e scava ancora.


In ricordo di Anna Frank

Celebrare in un viaggio
ideale, rivivere un
crescente dolore…

Il tonfo sordo
di quella porta,
il cigolio dei cardini…
Sento il passo
cadenzato, lo
schioccare dei tacchi
sui freddi mattoni.
E sale sale l’angoscia,
gli altri, occhi
sbarrati, chiedono.

Labbra riarse si
rifiutano di sillabare
Aiutatemi
non voglio morire”.
L’acre odore
ammorba l’aria , mozza
il respiro.
E’ mio fratello
mio padre
mio figlio!
Dio,
sarò io tra poco…
Dal camino la mia
anima a Te s’innalzerà
purissima.

TERRAMICA
I piroscafi, gonfi di vite disperate, vomitano senza pietà sulle coste della mia terra anime in fuga da altre terre dilaniate da guerra e miseria. Essa, generosamente, le cinge in un abbraccio impalpabile e le ricovera, le rifocilla, in attesa che i loro passi possano proseguire verso la meta definitiva. La solidarietà dei diseredati e senza confini, così noi, Cenerentola d’un Italia industriale, offriamo un pasto caldo ed una parola d’incoraggiamento a chi possiede solo la forza della disperazione e la determinazione a ritrovare la dignità di esseri umani.
Essi sono lo specchio nel quale si riflette il nostro passato d’emigranti verso le Americhe e l’Europa. La loro fuga è la nostra stessa fuga d’allora come d’oggi. Da noi, al Sud, il lavoro è utopia, sicché siamo esperti nell’arte del “tirare a campare” certi che la nostra terra ci sostiene e ci conforta; madre benevola ci saluta quando portiamo il passo lontano ma è, altresì, pronta ad inglobare le nostre spoglie mortali, quando Sorella Morte, ci scivolerà nel suo grembo che, protettivo, ci raccoglierà per sempre.

dalla mia raccolta " Terragra "....

Le foto fanno parte del libro....







martedì 22 novembre 2016

Dalla mia ultima raccolta " Una vita in bilico" - Youcanprint - Lecce- 2016, l'intoduzione al secondo Capitolo e la prima poesia.
Il viaggio
Quando è cominciato il tutto? Inane la risposta. Spersi nel tempo e nello spazio navighiamo da sempre.
Anime vecchie ci aggiriamo in attesa di morti e di resurrezioni. Dimentichi, esanimi, in attesa di corpi in cui sostare per riprendere altre rotte, in un viaggio oltre i mondi che spinge all’indagine, all’espiazione.
È un circolo virtuoso che attraverso i vizi umani tende al culmine.
È un infinito riandare certi che mai si giungerà ad un approdo.

***
In viaggio…
Squarcia il mio buio questo cielo
d’azzurro intenso caduto sul verde
curato o sciatto che sia
Lascia dietro aromi intensi come
intense sono le pagine della mia vita
L’abisso cobalto appena aggrondato
culla gusci variopinti sparsi
dall’insana urgenza di dominio
Il mio è un guscio di noce stantia il
frutto s’è sperso nel crepuscolo
del tempo

dipinto di Srefano Busonero

lunedì 21 novembre 2016


La settimana scorsa ho pubblicato, con il self publishing di youcanprint, l'ultima mia fatica: una raccolta di liriche di 100 pagg.
Un'opera entusiasmante che mi ha impegnata per qualche anno...Adesso sono già " in corsa con una nuova opera " Di luce ed ombra" - poesie - già in possesso del critico letterario, il prof. Luciano Aguzzi di Milano.



martedì 8 novembre 2016

" virgole bianco luna " è possibile trovarlo on line su Libreriauniversitaria.it - unilibro -

giovedì 20 ottobre 2016

Alcuni dei commenti critici alla mia raccolta " Arcipelago Alfa", edito da Tracce, Pescara, 1999

“ In questo nuovo libro l’Autrice giunge alla piena maturazione di una poetica centrata su una dimensione estetica particolare, che non si presta alle facili innovazioni formali  pur dimostrando una piena originalità, per raggiungere una notevole qualità dello stile. Caratterizza il testo la versificazione serrata, con versi brevi composti da una sola parola, opportunamente combinata con l’essenzialità dell’espressione, centrata su immagini e simboli di grande intensità. In questa silloge di poesie, quindi, Annamaria Barreca supera ogni istintivo autobiografismo per portare ad un livello allegorico l’Io lirico, in un orizzonte espressivo da cui emerge nettamente un testo denso di contenuti. La raccolta di poesie è corposa e unitaria, particolarmente omogenea stilisticamente.”
Dott. Ubaldo Giacomucci  dalla presentazione di Arcipelago Alfa,  Edizioni Tracce, collana di poesie Anamorfosi, Pescara, dicembre 1999,pagg. 133.

***

“ Attraverso uno stile frammentato, più spesso concitato nel comunicare stati d’animo e pensieri, l’arte espressiva dell’Autrice tende a darci l’essenza delle sue emozioni riprodotte per simboli allusivi e richiami misteriosi alla realtà del vivere: amarezze, illusioni, cadute, ansie fideistiche popolano il suo mondo e la parola si fa, quindi, essenza e segno esistenziale a un tempo. Lo stile così asciutto e sintetico ben accompagna il ritmo frammentato rendendo merito alle qualità poetiche di Annamaria Barreca.” Dott.ssa  Patrizia Beraud  volume Arcipelago Alfa, Edizioni Tracce, collana di poesie Anamorfosi, Pescara, dicembre 1999, pagg. 133.
C’erano i sogni. C’era la realtà. C’era lei che li faceva incontrare.

- Charles Bukowski -

giovedì 13 ottobre 2016


Alda Merini – Milano 21 marzo 1931; 1 novembre 2009
Mi piace iniziare a parlare di Alda Merini con il titolo di un articolo pubblicato sul Corriere delle Sera del 2 novembre 2009 da Paolo di Stefano:
Alda Merini, la poetessa dei Navigli che cantò i poveri, l’amore e l’inferno.”
Sì perché questa donna geniale dedicò l’intera sua esistenza alla poesia, non tralasciando la prosa. E’ molto difficile riassumere in poche colonne l’intero suo percorso umano, tenterò comunque di farlo, proponendovi “ pillole” della sua enorme produzione letteraria. Migliaia di testi editati da grandi e piccoli editori, da Einaudi a Albatros. Un’anima inquieta ed inquietante, quella della Merini, sin dalla sua infanzia che ella così ricorda: “ Un’infanzia apparentemente, esteriormente comune ma, data la mia sensibilità acuta e forse già esasperata, ricca di toni e volte angosciosi e malinconici…” A dieci anni vince il suo primo premio letterario: “ Giovani poetesse italiane”, ma l’ostilità di una guerra mondiale le impedisce il completamento degli studi superiori e questo costituirà per la Nostra una carenza che le segnerà tutta la vita imprimendole un senso di incompiutezza ed inadeguatezza che saranno alla base dei suoi tormenti interiori che sfoceranno in una vera e propria malattia mentale che la vedrà, più volte, ricoverata presso Ospedali Psichiatrici, all’epoca manicomi. Ciononostante i suoi versi esprimono una genialità d’altissimo livello letterario: “Mi hai suscitato dalle scarse origini/ con richiami di musica divina,/ mi hai resa divergenza di dolore,/ spazio per la tua vita di ricerca,/ per abitarmi il tempo di un errore”. Non ama parlare della sua famiglia che definisce normale. A sedici anni si lega a Giorgio Manganelli, poeta e scrittore già sposato: “ ci reggevamo entrambi negli abbracci/ pregando che durassero gli intenti/ ci promettemmo il sempre degli amanti…”, la relazione passionale e tormentata è destinata a finire con il primo breve ricovero a Villa Turro per disturbi psichici. Nel 1952 pubblica il suo primo libro “La presenza di Orfeo” ed è subito successo, di lei s’interessano grandi critici e poeti come Spagnoletti, Luzi, Pasolini, Quasimodo. La sua natura irrequieta la porta ad aver bisogno di normalità, per cui si sposa con Ettore Carniti, un panettiere lontano anni luce dal suo mondo letterario. Non è una grande intuizione e presto comprende che la dimensione di moglie e madre poco s’addice alla sua frenesia cerebrale che la porta a scrivere e scrivere ossessivamente. Alla nascita della prima figlia ( 1955 ) corrisponde la pubblicazione di ben due raccolte di liriche: “ Nozze Romane” e “Paura di Dio” e di un’opera in prosa “La pazza della porta accanto”. “ Ma sopprimere il tempo in un delirio/ di amplessi vorticosi,/ è ambizione di morte o imitazione / di pressione celeste intorno a Dio?” Con la nascita della seconda figlia, Flavia, nel 1958, il suo equilibrio psichico fragile non regge all’urto degli impegni e della responsabilità di essere madre; litigi familiari furiosi culminano con il suo ricovero presso l’Ospedale psichiatrico Paolo Pini, è il 1963 e per la Merini si apre il baratro del manicomio, le figlie le vengono sottratte e date in affido ad altre famiglie. Trascorrono, così, quattordici anni, tra ricoveri e rientri a casa, il marchio della malattia mentale le è ormai indelebilmente impresso nelle carni, ma ciò non basta a spegnere la sua brama di scrittura, che continua nonostante la sua condizione. Nel breve tempo dei rientri rimane incinta di altre due figliole, Barbara e Simona, anch’esse date in affido…Di loro dice: “ Ho avuto quattro figlie. Allevate poi da altre famiglie. Non so neppure come ho trovato il tempo per farle. Si chiamano Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta. A loro raccomando sempre di non dire che sono figlie della poetessa Alda Merini. Quella pazza….Rispondono che io sono la loro mamma, che non si vergognano di me. Mi commuovono”. I ricoveri prostrano la sua carne ma non il suo fuoco sacro: la poesia, che finisce col testimoniare l’orribile esperienza manicomiale nel suo diverso declinare: “ Quando ci mettevano il cappio al collo/ e ci buttavano sulle brandine nude/ insieme a cocci immondi di bottiglie/ per favorire l’autoannientamento,/ allora sulle fronti madide/ compariva il sudore degli orti sacri,/ degli orti maledetti degli ulivi./ Quando gli infermieri bastardi/ ci sollevavano le gonne putride/ e ghignavano, ghignavano verde,/ era in quel momento preciso/ che volevamo la lapidazione”. La poetessa è preda di sentimenti e passioni che la distruggono: è una donna divisa che cerca e trova nella scrittura il suo riscatto, la sua salvezza. Scrive all’amico Vanni Scheiwiller: “ Di questa prigionia non ne posso più, di queste sbarre, di questi cancelli chiusi….” Nel 1979 rientra definitivamente a casa e ricomincia a scrivere, anche perché l’interesse dei critici verso i suoi scritti si è affievolito. Bisogna riguadagnare il tempo perso…Muore nell’1983 il marito, la Merini si trova di nuovo sola e mentalmente ancora fragile anche perché in condizioni economiche molto precarie; decide di affittare una camera ad un pittore per avere un piccolo introito mensile, intanto riallaccia una vecchia amicizia con un medico-poeta, Michele Pierri, che vive a Taranto e che la convince a sposarlo. E’ un nuovo inizio o solo una fuga dalla sua condizione? La morte del secondo marito e l’odio dei figli dello stesso fanno si che ancora una volta debba conoscere il ricovero nel Manicomio di Taranto. Nel 1986 rientra finalmente nella sua Milano, nella sua casa sul Naviglio, riprende a scrivere, a contattare i suoi vecchi amici, ma, nonostante il fatto che Milano sia cambiata, la vita della poetessa conosce adesso il momento del successo: le vengono assegnati premi letterari prestigiosi, è richiesta nei migliori salotti letterari, in televisione, come una diva….Sono anni questi che segnano un ritrovato equilibrio nervoso e mentale ed anche una qualche certezza economica. Continua a scrivere e pubblicare migliaia di versi…la vita vissuta sempre border line, le presenta purtroppo il triste conto della malattia: un cancro ai polmoni che la porta alla morte, così ricordano quel momento le figlie: “ Nostra madre si è spenta il 1 novembre 2009 all’Ospedale San Paolo di Milano, in seguito ad un tumore, fumando le sue amatissime ed inseparabili sigarette, una dietro l’altra fino all’ultimo, incurante dei divieti. I tristi rintocchi funebri delle campane del Duomo di Milano pesano ancora sui nostri cuori”. Vogliamo ricordare che le sono stati tributati funerali di Stato ma amiamo celebrare questa poetessa immensa con le sue parole emblematiche di un vissuto poetico senza limiti: “ Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”.
ANNAMARIA BARRECA


Ed io vi amai ombre lontane
tripudi di amori lividi celati nella cenere
Vi amai nonostante me stessa
e il tempo e il luogo
vi amai di pura follia
d’ amori incancellabili e casti
d’ amori cancellati inverecondi
Mentre le lune si susseguivano
trascorreva l’avvenenza
e il pensiero riempiva
solchi lasciati da lacrime crude
Ed io vi amai e forse v’amo ancora
ora che tutto posa e non v’è alito
né brezza a richiamare vita dacché
fugace presenza trascino versi diversi
E vi amai d ’infiniti silenzi e solitudini
blandite dallo scorrere del tempo
quando alba e tramonto correvano nell’ombra
e il vento stanco si alitava addosso

Dalla mia raccolta, in uscita, " Una vita in bilico" - youcanprint 









93

mercoledì 12 ottobre 2016

Pomeriggio bellissimo trascorso presso la Casa delle Arti- Spazio Alda Merini in compagnia di Carla Spinella che ha presentato il suo ultimo libro - prima opera in narrativa. Ha introdotto ed illustrato esaustivamente il testo il prof. Luciano Aguzzi. Un libro intrigante ed interessante, da leggere.
CARLA SPINELLA - FATTI SPECIALI DI GENTE COMUNE - RACCONTI - Edizioni La Vita Felice.



lunedì 10 ottobre 2016

All'ombra dell'ulivo riposo
Lo sguardo a colline brulle
agavi puntute
profumi di zagare
Dimentico
quanto poco valga
la vita di un uomo
il sangue versato
su questa terra fatale
dimentico...
all'ombra dell'ulivo

Dalla mia raccolta "Terragra"

domenica 9 ottobre 2016


Dalla mia ultima raccolta, adesso in stampa, " Una vita in bilico" - youcanprint

Ho affrontato tempeste aggrappata
a papiri vacillanti
ho navigato rapide senza funi di sostegno
ho sfidato ciclopiche rupi
il mio piede ha lambito il baratro
sempre ho ripreso il passo
Oggi seguo la vita come docile cagna
accetto la carezza amica
mi specchio in placide polle
sotto i brevi colli impettiti
granello tra granelli
giunco tra giunchi
                                        pietra tra pietre

 
 







Qualche notizia critica sulla mia produzione letteraria. Qui si parla di un testo " Addio Angelo" da voi già conosciuto attraverso le poesie che ho postato.
“ Anzitutto c’è da dire subito che Annamaria Barreca è dotta, ha letto molto ed ha coltivato la lettura di classici di ogni tempo. Il culto della parola è prevalente in ogni espressione che diventa carica di significati e di richiami. E’ l’anima della Magna Grecia che esplode e inonda questo parlare antico in una voce moderna senza contraddirsi: la splendida solitudine del poeta che poi non è mai solo; il desiderio del viaggio Oh! lunghe carovane contro il sole…non sempre si riesce a dar voce a quel cuore antico che senza disprezzare il tempo, la modernità, il progresso, si esprime con parole forti che possono sembrare incomprensibili, astratte, utopiche e che invece sono espressioni di una cultura universale che non è di un tempo, di un popolo, di un territorio: la cultura non conosce confini, tempo, situazioni. Quando ci sono le condizioni, quando c’è l’ispirazione, quando si è dotati, la penna è pronta e si scrive come ha fatto Annamaria Barreca….” Dott. Gino Bloise dalla presentazione di Addio Angelo a Roma nella primavera del 1993.

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 “ Addio Angelo " si presenta al pubblico dei lettori con discrezione, senza altra pretesa che quella di ritrovare un punto di contatto con un’umanità troppo presa dai propri egoismi. La raccolta di liriche che compongono l’opera riesce ad essere strumento di comunicazione, giova pensare che, in un mondo intriso di linguaggi atipici e dominato dall’immagine sulla parola, vi sia ancora qualcuno che riporta la stessa al suo valore originario. Il titolo emblematico può essere considerato l’ideale scheda rappresentativa di tutta la raccolta: l’angelo, l'io bambino,come dice la stessa autrice, che ognuno di noi ha il dovere di andare a ritrovare tra le stratificazioni del proprio vissuto spesso doloroso, rappresentano il punto di partenza e di arrivo nel cammino di un uomo. Il linguaggio secco, essenziale, colpisce per la purezza e l’assenza di manierismi, l’accezione è immediata anche se non sempre di facile comprensione. Un nuovo modo di fare poesia ed essere protagonista della propria vicenda umana.”
Dott. Pier Franco Bruni dalla presentazione di Addio Angelo al Circolo della Stampa di Taranto nell’estate del 1993.