Marilena
venne dopo, minuta, brunetta, indipendente e determinata, attraversò
il mio cielo con la velocità di un frammento stellare lasciandomi
con il gusto amaro dell’attimo non vissuto ma semplicemente
agognato.
Infine
ci fu Eugenia…una proposta, un viaggio a Roma, dove lei studiava,
per una breve vacanza. Un approccio diretto, il suo, che accettai. E’
ancora nitido il ricordo di quell’avventura che tanto avrebbe
influenzato la mia condotta futura. L’arrivo a Roma in serata, il
taxi che ci condusse sulla Prenestina, e poi la casa accogliente ma
disordinata come solo una ragazza può esserlo: un reggiseno sulla
poltroncina, uno slip nel bagno, dentro il bidet, scarpe e ciabatte
in giro. Solo il piccolo tavolo-scrivania era ordinato: un’agenda,
qualche penna e poi nient’altro. Segnale questo di una scarsa
propensione allo studio, direi oggi, allora non me ne curai. Riviste
di moda, qualche fotoromanzo, un televisore piccolo, un lettore di
musicassette, nella libreria pochi libri, mal riposti.
Eugenia
mi lasciò guardare il tutto poi, porgendomi il borsone, mi disse:
“Mettilo
in camera da letto Mat, tanto dormiamo insieme. Se vuoi puoi andare
in bagno, ti porto l’asciugamani.”
Eseguii,
presi il borsone e poi andai in bagno a rinfrescarmi. Mi guardai allo
specchio e fui preso da una certa inquietudine: che cosa ci facevo
lì? Chi era Eugenia? La conoscevo da qualche settimana, era amica di
un amico, nient’altro che questo.
Avevo
vent’anni ed ancora non avevo avuto rapporti sessuali completi con
una donna…ecco che cosa ci facevo! Meglio un’amica occasionale
che una puttana, mi ero detto, e così l’avevo seguita su quel
treno, in quella casa. Cenammo con pizza e vino dei castelli, fresco
e frizzante al punto giusto…tanto vino, un bicchiere dopo l’altro,
per sbloccarmi e lasciarmi andare.
Eugenia
mi stava vicinissima e mi scrutava con i grandi occhi verdi spersi
nei miei, sembrava volesse leggervi dentro, vedeva il mio imbarazzo,
la mia voce un po’ stridula, ma credo non avesse capito che quella
era la mia “ prima volta”.
Si
levò la maglietta e rimase in reggiseno poi mi chiese di fare la
stessa cosa, eseguii frettoloso, ci baciammo…sapevamo di pizza ai
quattro formaggi e di vino…ben presto anche i pantaloni finirono
sul pavimento. Le sue mani erano calde ed appiccicaticce quando si
posarono sul mio pene ancora a riposo. Si levò il reggiseno e due
meline furbe puntarono dritte sul mio viso, sembravano essere il
giusto compendio a quel fine pasto! Baciai le superfici morbide e
presi a suggere un capezzolino, lei, intanto, si dava da fare dentro
il mio slip: mi titillava i testicoli e baciava timidamente il mio
sesso che, al contatto delle sue labbra, si eresse vigoroso e felice:
“ E’
fatta!” pensai…
Ci
baciammo e carezzammo a lungo distesi sul letto…dolcemente le fui
sopra ed entrai nel suo antro che si schiuse ed ingoiò il mio
pene…Non so quanto andò avanti quel vai e vieni piacevole, so solo
che avevo gli occhi chiusi per assaporare meglio le sensazioni. Ad un
certo punto Eugenia, come un serpentello, si sottrasse alla
penetrazione e mi fu addosso…aprii gli occhi e mi trovai la sua
vulva bagnata quasi sulla bocca. La mia reazione fu immediata: il
pene mi si afflosciò e fui preso da un conato di vomito.
Lasciai
il letto e corsi in bagno dove vomitai pizza, vino e quant’altro il
mio stomaco potesse contenere…mancò poco che rigettassi anche le
sue meline! Non volevo mortificarla, ero imbarazzato…addossai tutto
a problemi gastrici e la pregai di scusarmi, ero troppo spossato, non
era il caso di riprovarci, sarebbe stato meglio andare a letto…La
poverina non poté fare altro che accettare. Trascorsi una notte
insonne, non ero abituato a dormire con qualcuno nel letto.
Il
mattino dopo le comunicai che il malessere non era passato per cui
sarei ritornato a casa mia. Non insistette, ci salutammo come due
estranei. Avevo voglia di fuggire dalla visione della sua intimità
aperta e gocciolante sul mio viso.
Il
viaggio di ritorno lo trascorsi pensando all’accaduto e cercando
una risposta alla mia reazione esagerata: avrei dovuto trovare
eccitante quella posizione e la sua disponibilità a fare quel gioco
erotico, invece…
Una
volta a casa decisi di mettermi a studiare con impegno: dovevo
laurearmi al più presto! Volevo lavorare e rendermi indipendente
dalla famiglia. Sentivo la necessità di vivere una vita più
appagante. Il ricordo dell’esperienza con Eugenia mi indusse a
parlarne con Luigi, l’unico amico di cui mi fidassi, egli, anziché
confortarmi mi disse:
“ Matteo,
sei da ricovero! A me non è mai capitata una ragazza così
disinibita e disponibile…”
Ero
io ad avere il problema, dunque, anzi ero io “ il problema”!
Dedussi ciò mestamente, intanto cominciai ad indagare più
profondamente su i miei appetiti sessuali e sulle scelte fatte o da
fare.