in sospensione tra cielo e terra...

in sospensione tra cielo e terra...

mercoledì 15 marzo 2017

Marilena venne dopo, minuta, brunetta, indipendente e determinata, attraversò il mio cielo con la velocità di un frammento stellare lasciandomi con il gusto amaro dell’attimo non vissuto ma semplicemente agognato.
Infine ci fu Eugenia…una proposta, un viaggio a Roma, dove lei studiava, per una breve vacanza. Un approccio diretto, il suo, che accettai. E’ ancora nitido il ricordo di quell’avventura che tanto avrebbe influenzato la mia condotta futura. L’arrivo a Roma in serata, il taxi che ci condusse sulla Prenestina, e poi la casa accogliente ma disordinata come solo una ragazza può esserlo: un reggiseno sulla poltroncina, uno slip nel bagno, dentro il bidet, scarpe e ciabatte in giro. Solo il piccolo tavolo-scrivania era ordinato: un’agenda, qualche penna e poi nient’altro. Segnale questo di una scarsa propensione allo studio, direi oggi, allora non me ne curai. Riviste di moda, qualche fotoromanzo, un televisore piccolo, un lettore di musicassette, nella libreria pochi libri, mal riposti.
Eugenia mi lasciò guardare il tutto poi, porgendomi il borsone, mi disse:
Mettilo in camera da letto Mat, tanto dormiamo insieme. Se vuoi puoi andare in bagno, ti porto l’asciugamani.”
Eseguii, presi il borsone e poi andai in bagno a rinfrescarmi. Mi guardai allo specchio e fui preso da una certa inquietudine: che cosa ci facevo lì? Chi era Eugenia? La conoscevo da qualche settimana, era amica di un amico, nient’altro che questo.
Avevo vent’anni ed ancora non avevo avuto rapporti sessuali completi con una donna…ecco che cosa ci facevo! Meglio un’amica occasionale che una puttana, mi ero detto, e così l’avevo seguita su quel treno, in quella casa. Cenammo con pizza e vino dei castelli, fresco e frizzante al punto giusto…tanto vino, un bicchiere dopo l’altro, per sbloccarmi e lasciarmi andare.
Eugenia mi stava vicinissima e mi scrutava con i grandi occhi verdi spersi nei miei, sembrava volesse leggervi dentro, vedeva il mio imbarazzo, la mia voce un po’ stridula, ma credo non avesse capito che quella era la mia “ prima volta”.
Si levò la maglietta e rimase in reggiseno poi mi chiese di fare la stessa cosa, eseguii frettoloso, ci baciammo…sapevamo di pizza ai quattro formaggi e di vino…ben presto anche i pantaloni finirono sul pavimento. Le sue mani erano calde ed appiccicaticce quando si posarono sul mio pene ancora a riposo. Si levò il reggiseno e due meline furbe puntarono dritte sul mio viso, sembravano essere il giusto compendio a quel fine pasto! Baciai le superfici morbide e presi a suggere un capezzolino, lei, intanto, si dava da fare dentro il mio slip: mi titillava i testicoli e baciava timidamente il mio sesso che, al contatto delle sue labbra, si eresse vigoroso e felice:
E’ fatta!” pensai…
 

Ci baciammo e carezzammo a lungo distesi sul letto…dolcemente le fui sopra ed entrai nel suo antro che si schiuse ed ingoiò il mio pene…Non so quanto andò avanti quel vai e vieni piacevole, so solo che avevo gli occhi chiusi per assaporare meglio le sensazioni. Ad un certo punto Eugenia, come un serpentello, si sottrasse alla penetrazione e mi fu addosso…aprii gli occhi e mi trovai la sua vulva bagnata quasi sulla bocca. La mia reazione fu immediata: il pene mi si afflosciò e fui preso da un conato di vomito.
Lasciai il letto e corsi in bagno dove vomitai pizza, vino e quant’altro il mio stomaco potesse contenere…mancò poco che rigettassi anche le sue meline! Non volevo mortificarla, ero imbarazzato…addossai tutto a problemi gastrici e la pregai di scusarmi, ero troppo spossato, non era il caso di riprovarci, sarebbe stato meglio andare a letto…La poverina non poté fare altro che accettare. Trascorsi una notte insonne, non ero abituato a dormire con qualcuno nel letto.
Il mattino dopo le comunicai che il malessere non era passato per cui sarei ritornato a casa mia. Non insistette, ci salutammo come due estranei. Avevo voglia di fuggire dalla visione della sua intimità aperta e gocciolante sul mio viso.
Il viaggio di ritorno lo trascorsi pensando all’accaduto e cercando una risposta alla mia reazione esagerata: avrei dovuto trovare eccitante quella posizione e la sua disponibilità a fare quel gioco erotico, invece…
Una volta a casa decisi di mettermi a studiare con impegno: dovevo laurearmi al più presto! Volevo lavorare e rendermi indipendente dalla famiglia. Sentivo la necessità di vivere una vita più appagante. Il ricordo dell’esperienza con Eugenia mi indusse a parlarne con Luigi, l’unico amico di cui mi fidassi, egli, anziché confortarmi mi disse:
Matteo, sei da ricovero! A me non è mai capitata una ragazza così disinibita e disponibile…”
Ero io ad avere il problema, dunque, anzi ero io “ il problema”! Dedussi ciò mestamente, intanto cominciai ad indagare più profondamente su i miei appetiti sessuali e sulle scelte fatte o da fare.

1 commento:

alberto angelici ha detto...

Realistica e convincente primeva esperienza di sesso da parte di un ventenne. I più che 50 anni trascorsi da analoghe, personali vicende non ne hanno affievolito la memoria. Posso quindi riconoscere nella reazione imbarazzante e imprevedibile di fronte a un nuovo gioco l'annaspare incerto di un ragazzo che, non sostenuto da alcun bagaglio esperienziale specifico, si barcamena.

Mi sono trovato a provare tenerezza e solidarietà nel confronti del tuo protagonista, assalito da dubbi sulle proprie capacità amatorie dopo un episodio (del tutto comprensibile) che però in lui va ad appesantire la cosiddetta "ansia da prestazione" che spesso coglie noi maschietti in certi frangenti.

Cercando avanti, con la fantasia non posso impedirmi di domandarmi come e se il ragazzo avrà risolto e superato la questione.

Spostando l'occhio di un'inesistente telecamera su Eugenia, disinibita fanciulla dai seni acerbi, mi chiedo invece quali pensieri le avranno attraversato la mente dopo che una promettente serata si era all'improvviso interrotta ...sul più bello.
Dubito lei abbia preso per buona la scusa del mal di stomaco. Forse se la sarà presa con se stessa, rimproverandosi un'eccessiva fretta di concludere? O avrà invece scaricato sulla goffaggine, peraltro giustificata, del ragazzo l'inaspettata conclusione e forse la sgradevole sensazione di essere state rifiutate, lei è la sua vulva?